Jacob Appelbaum: “La sorveglianza è un’aggressione ai nostri diritti fondamentali”

Cosa fare dei segreti rivelati da Edward Snowden? Siamo davvero consapevoli delle conseguenze? Risponde il giornalista e attivista, ora portavoce di Tor.

Jacob Appelbaum: “La sorveglianza è un’aggressione ai nostri diritti fondamentali”

Lo scandalo sorveglianza, svelato dalle rivelazioni di Edward Snowden, nasconde numerosi dettagli tecnici e complessi che ne rendono difficile la comprensione per i cittadini. A re:publica a Berlino, Jacob Appelbaum – giornalistia e attivista già con WikiLeaks e ora portavoce di Tor Project – e Jillian C. York della Electronic Frontier Foundation, hanno raccontato le implicazioni della sorveglianza digitale e la necessità della sicurezza con la metafora del sesso sicuro (qui il video completo del loro intervento).

Come dare forma a quanto abbiamo scoperto grazie a Edward Snowden? E come averne la giusta consapevolezza? E come fronteggiarne le conseguenze? “Come democrazia, non stiamo avendo un dibattito razionale su quest argomenti”, ha spiegato Appelbaum a Wired.

Pensi che il pubblico abbia complessivamente compreso il vero significato delle rivelazioni di Snowden?

“Nel breve periodo una cosa che è diventata molto chiara è come il governo Usa, quello tedesco e altri abbiamo volontariamente offuscato la realtà di questa situazione e la vastità degli scandali che sono stati rivelati su base giornaliera. Utilizzano il linguaggio tecnico tipico di alcune discussioni sulla sorveglianza per distanziarsi completamente dal problema e poter dire cose come ‘non c’è alcuna sorveglianza in Germania’. Ma quella è per forza di cose una bugia: perché sappiamo come l’ambasciata americana sia uno dei luoghi in cui questa sorveglianza avviene. Una parte dei motivi per i quali questo può succedere è precisamente dovuto al linguaggio tecnico.

“È davvero difficile chiamare queste persone alle loro responsabilità non solo perché hanno informazioni che vengono tenute in segreto e lontane da noi, ma anche perché possono interpretare queste informazioni pubblicate per sostenere cose come ‘non si tratta di intercettazioni’, ‘non sono sequestri’ o ‘non ascoltiamo le comunicazioni’. Questo significa che il pubblico è tagliato fuori e che, come democrazia, non stiamo avendo una discussione razionale su questi argomenti. E di certo non aiuta che le questioni tecnologiche siano davvero complesse, perché questo si traduce nel fatto che le persone più avvezze alla tecnologia incontrano problemi a chiarire queste cose alle altre persone”.

Come dovremmo spiegare questa necessità? Dovremmo forse lasciare perdere i dettagli tecnologici e convincere le persone a utilizzare tecnologie sicure?

“Le persone che vogliono fare cose devono poterlo fare in un modo sicuro. E senza dover necessariamente imparare a usare tecnologie specialistiche. Queste persone devono poter fidarsi di standard pubblici per costruire sistemi sicuri. Quando qualcuno sceglie di usare sistemi che consentono la cosiddetta sorveglianza legale, sceglie di acconsentire anche lo spionaggio illegale. I criminali e le agenzie criminali sono note per utilizzare queste debolezze a loro vantaggio. Queste entità spieranno su chi vogliono, ogni volta che vogliono, se è tecnicamente possibile. Questo è il punto centrale: è tecnicamente fattibile e se è legale ovunque, può essere fatto ovunque.

“Comunque anche se fosse illegale, vediamo che è la tecnologia a porre dei limiti, dove la legge non riesce a farlo, per questo motivo è chiaro che dobbiamo costruire sistemi sicuri. Cosa abbiamo scoperto grazie al coraggioso atto di whistleblowing di Edward Snowden è che è stato esattamente questo a essere avvenuto: queste falle legali hanno consentito che enormi budget venissero ammassati e utilizzati in questo senso contro tutti noi”

Dalle rivelazioni di Snowden abbiamo scoperto anche come la Nsa abbia cercato di violare la crittografia comune. Pensi che questo sia stato un deliberato atto di sabotaggio contro la rete?

“Per le agenzie di intelligence la sicurezza per loro significa potere e controllo. Il problema con questo è che queste entità sabotano il sistema in modo che chiunque sia meno sicuro. Ma forse, sono state in grado di mettere in atto ancora più controllo. Non penso che chi sia coinvolto nei programmi di assassinio con i droni stia tenendo tutti al sicuro. Questo non è il loro obiettivo, ha solo a che vedere con il loro potere e con il fatto che loro siano convinti di non aver bisogno di alcun controllo ulteriore. Ho la sensazione che loro stiano assalendo alcuni principi della rete aperta e libera in modo da andare a cercare i loro obiettivi. Questo rende chiunque altro meno sicuro e allo stesso tempo un obiettivo potenziale.

“Stanno chiaramente aggredendo le libertà civili fondamentali degli individui e, indipendentemente da quello che pensiamo di Internet, i nostri diritti di base non sono questioni negoziabili. Per essere chiari: ci sono molte organizzazioni e quello che stiamo affrontando adesso, dovremmo affrontarlo ancora e ancora. Dovremmo mettere al sicuro i nostri sistemi non solo per via della Nsa ma a causa di tutte le altre agenzie al mondo che hanno le medesime aspirazioni”.

Ormai è quasi un anno dallo scoppio dello scandalo. Quale è il prossimo passo per rispondere a quello che abbiamo scoperto?

“C’è un conflitto culturale in atto ed è quello tra libertarismo e l’autoritarismo. Dobbiamo riaffermare i diritti fondamentali nella Dichiarazione universale dei diritti umani dell’Onu e il fatto che le nazioni devono avere dei limiti. Questo è parte del Consiglio d’Europa e delle Corti a Strasburgo e in Lussemburgo. Le idee che i diritti umani siano importanti e che i paesi necessitino di limiti devono essere riaffermate e, allo stesso tempo, dobbiamo utilizzare questi meccanismi legali per reindirizzare la nostra libertà. Come, per esempio, quando il GHCQ entra nelle reti di Belgacom per sorvegliare le persone. Questo è esattamente un esempio di quanto abbiamo bisogno di questi meccanismi di giustizia. Dobbiamo conoscere ancora più verità e dobbiamo fare qualcosa di questa verità e darle significato.

“Dobbiamo avere forme di giustizia internazionali e che i regimi di sorveglianza finiscano. Dobbiamo muoverci verso un mondo più trasparente e democraticamente allineato dove queste cose non avvengono in segreto e per fare questo occorre che questi principi siano nella consapevolezze di tutti i giorni, siano nell’arte, nella musica e che vengono embeddati nella nostra cultura. Dobbiamo generare consapevolezza verso tutte queste questioni. Perché, anche se pensi che il governo Usa stia lavorando completamente nel tuo interesse e, come americano, stanno davvero lavorando nel mio interesse se li paragono al tuo governo, ma quando non sei un americano il problema è che non hai giustizia a meno non hai un governo benevolo che si fermi dal beneficiare dal tuo sfruttamento. Quindi dobbiamo cambiare questa dinamica. Dobbiamo avere più uguaglianza e dovremmo cercarla per tutti, sia che abbia un passaporto italiano che uno americano. Dobbiamo parlarne con un linguaggio universale”.

A re:publica, due anni fai, tu e Dmytri Kleiner avete parlato dei rischi potenziali della privatizzazione e della centralizzazione di Internet. Come pensi che si sia evoluta la situazione in questo tempo?

“La situazione è persino peggiorata e quando Dimitri ed io abbiamo tenuto quel panel era ovvio come la re-centralizzazione di Internet da un modello de-centralizzato avesse creato certi metodi di produzione a capitale intenso. In certi casi era già ovvio come Google sarebbe potuta essere un partner della Nsa per via del loro business model, perché è qualcosa che la Nsa vuole e perché la Nsa può costringerli. Ora è ovvio ed era ovvio allora, ma non a tutti e dobbiamo dare credito al fatto che non fosse completamente chiaro, ma ora dovrebbe essere chiaro a tutti quanto la centralizzazione di Internet sia estremamente dannosa e negativa. Se hai un servizio centralizzato, questo deve essere sicuro a un livello significativo di sicurezza, non solo fino a quando decidiamo di renderlo insicuro e non segreto. E, certo, ci sono alcuni conflitti in atto qui. Dobbiamo considerare la centralizzazione e l’industrializzazione della rete come a una minaccia all’Internet libera e aperta e dobbiamo dirlo apertamente.

“Penso che le rivelazioni di Snowden abbiamo fatto capire quanto questo sia importante. Dobbiamo considerare che il potere senza controlli dello stato è persino più pericoloso quando rafforzato da aziende private. Alcuni di queste corporation sono costrette in segreto e rese effettivi agenti dello Stato ma altre si prestano volontariamente. Questo è uno dei problemi più chiari relativi alla centralizzazione della rete. I risultati complessivi devono ancora essere visti e se lavoriamo per sistemare queste questioni, non assisteremo mai alla fusione completa tra sorveglianza totale, le corporation e gli stati”.

Fonte www.wired.it

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