F 35 e aerei militari. In Italia si parla, in Svizzera SI VOTA

“In Italia e in quasi tutti i paesi che ne hanno pianificato l’acquisto prosegue l’acceso dibattito sull’adozione degli F 35.”

F 35 E AEREI MILITARI. IN ITALIA SI PARLA IN SVIZZERA SI VOTA

Nella vicina Svizzera invece un problema similare verrà saggiamente gestito mediante democrazia diretta. Dovendo la Swiss Air Force pensionare gli ormai obsoleti Northrop F 5 di fabbricazione statunitense entro il 2015, già dai primi anni 2000 venne intrapreso un percorso di valutazione degli apparecchi adatti al loro avvicendamento.

Il ministero della Difesa identificò nel caccia di fabbricazione svedese Saab JAS 39 Gripen il candidato ideale, che vinse la concorrenza del Dassault Rafale di fabbricazione francese e del Typhoon del consorzio Eurofighter. Il dibattito al riguardo si fece subito molto vivace.

L’opposizione di ambientalisti e pacifisti a tale acquisto fu posta con ragioni ben condivisibili; prima tra tutte l’attuale presenza di una flotta di intercettori formata da 33 Boeing F-A 18 Hornet acquistati, con polemiche ben più forti, alla fine degli anni ’90 e ritenuta più che sufficiente per quelli che sarebbero gli attuali bisogni della difesa aerea.

Il Ministero dal canto suo ha accettato le riserve segnalate, ma ha posto l’appunto sul fatto che anche gli Hornets attuali non saranno eterni, e che l’ingresso dei Gripen è stato pianificato anche in funzione della sostituzione degli intercettori Made in USA.

Inoltre, sempre secondo il dicastero della Difesa elvetico, il caccia svedese sarebbe quello dotato del prezzo più competitivo, che secondo gli addetti ai lavori potrebbe ulteriormente scendere stringendo accordi di collaborazione con paesi limitrofi in cui il caccia svedese è già operativo, come Repubblica Ceca e Ungheria.

Come si confà ad un paese civile, la soluzione della diatriba è stata identificata in un referendum, previsto per il prossimo 18 maggio, in cui tutti i cittadini della Confederazione verranno chiamati ad esprimersi, oltre che sull’acquisto dei caccia Gripen, su quesiti inerenti le cure mediche garantite a tutti, sulla radiazione perenne dei pedofili da mansioni in cui siano a contatto con minori, e sul salario minimo garantito di 22 franchi l’ora.

Risulta palese che Svizzera e Italia hanno sempre avuto due condotte nell’uso delle forze armate sempre agli antipodi, ma anche il paese dei Cantoni, per quanto possa sembrare strano, partecipa con i suoi militari a “missioni di pace” in tutto il mondo, con quasi 300 uomini, dai Balcani al Kashmir fino alla Corea del Sud, poi in Somalia, Mali e Congo.

Unità minime e non certo tali da far pensare a presenze “non disinteressate”, di cui spesso invece vengono tacciati tutti gli altri eserciti facenti capo alla NATO. Certo, l’Italia da membro dell’Alleanza Atlantica e fedele alleato degli USA ha sempre tenuto una determinata condotta, al contrario della Svizzera che invece è sempre sembrata più attenta agli affari interni, e stando alla stretta attualità si direbbe che ci ha visto giusto.

Tornando alla questione primaria, sarà un caso che dopo quella francese e quella tedesca, anche l’aviazione elvetica, pur avendo la necessità di ringiovanire il parco velivoli, non abbia minimamente preso in considerazione la nuova discussa creatura della Lockeed Martin? Perché ha scelto tra una rosa di candidati già rodati e soprattutto di produzione europea, pur avendo già acquisito dagli USA gli ottimi F-A 18? Riguardo agli F 35 destinati alle forze italiane, nella giornata di ieri si è finalmente conclusa, dopo 10 mesi di lavori e mille difficoltà, l’indagine conoscitiva della Commissione Difesa della Camera sugli F 35.

Nella relazione a firma PD, che ha incassato l’astensione di NCD, SEL e M5S e il voto contrario di FI e Lega, si paventerebbe la rinegoziazione del programma con il conseguente dimezzamento dei fondi ad esso destinati. E’ lecito attendersi, viste le scaramucce delle settimane precedenti, un intervento al riguardo sia da parte del Ministro della Difesa Pinotti, ma soprattutto del Quirinale, che ha già dato modo, con i soliti strumenti arcinoti, di far sapere come la pensa al riguardo?

Intanto, come già ampiamente descritto a mezzo stampa, procedono i guai tecnici del caccia più discusso della storia; solo calunnie o normali difficoltà dovute all’ambizione del progetto? Non resta che attenderne quindi l’entrata in servizio; le previsioni più ottimistiche indicano date non anteriori al 2016. Salvo nuovi intoppi s’intende…

Fonte news.you-ng.it

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