Italia, Confcommercio: “33 anni per uscire dalla crisi”. Ecco perché
Scende anche a febbraio l’indicatori dei consumi in Italia. A registrarlo è la Confcommercio nel suo report mensile. Dal 2007, ultimo anno considerato pre-crisi, secondo la Confcommercio sono andati in fumo circa 80 miliardi di consumi che hanno interessato soprattutto i beni durevoli. Per tornare ai livelli di consumo del 2007 sempre secondo i calcoli di Confcommercio, ci vorranno circa 33 anni.
I consumi a febbraio
Secondo il report mensile di Confcommercio a febbraio si registra una diminuzione dei consumi dello 0,7% in termini tendenziali ed una variazione nulla rispetto a gennaio. Colpisce in particolare il crollo nei consumi di trasporti (-23%), nell’abbigliamento (-17%) e nei mobili ed elettrodomestici (-14%).
Questo dato conferma l’avvio, già da alcuni mesi, di una fase di stabilizzazione che, però, in assenza di miglioramenti sul versante occupazionale e del reddito disponibile, non riesce ancora a tradursi in una ripresa in grado di far ripartire il ciclo economico.
Ripresa in 33 anni
“Ci vorranno ben 33 anni per tornare ai livelli di consumi pre-crisi”: sentenzia Confcommercio.
Per tornare ai livelli di consumo pre-crisi l’Italia deve recuperare circa 80 miliardi di consumi. Se nei prossimi anni l’Italia avesse una crescita del 3% sarebbero necessari soltanto 12 anni per tornare ai livello di consumi del 2007, ma questa è l’ipotesi più ottimista e meno accreditata.
Infatti la Confcommercio sottolinea che “i limiti strutturali dell’economia suggeriscono di considerare l’ipotesi di crescita all’1% come la più probabile, al 3% come la meno probabile”. Con una crescita all’1%, per recuperare il terreno perso nel settore dei consumi ci vorrebbero molti più anni, esattamente 33.
Meno lungo il cammino per recuperare pienamente i consumi di alimentari che hanno subito una flessione inferiore rispetto a quella dei bene durevoli. In questo caso sarebbero necessari “soltanto” 13 anni di crescita all’1% per realizzare un pieno recupero. Prendendo in considerazione l’ipotesi più ottimistica invece, si arriverebbe al recupero già nel 2016.